LA CANZONE DI WILLIE PEYOTE E LA LOCURA DI «BORIS».

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Mai dire mai (la locura) è la canzone che Willie Peyote (vero nome Guglielmo Bruno) presenta al
Festival di Sanremo. La misteriosa “locura” – che in spagnolo significa pazzia – tanto misteriosa non è, specialmente per i fan di una certa tv pepata, intelligente e ironica.

La locura a cui fa riferimento Willie Peyote non ha nulla di iberico ed è pura citazione della serie cult Boris, che il cantautore ha rispolverato per un brano che di quella trasmissione riprende lo spirito critico e pungente. 

Boris, infatti racconta con divertimento e cinismo i dietro le quinte della lavorazione di una fiction, e ha dato vita a una fanbase appassionata che ha ritrovato slancio da quando Netflix ha messo il titolo in catalogo (aveva debuttato nel 2007 sul canale Fox di Sky), per non parlare del delirio quando è saltato fuori che avrà una quarta stagione dopo 10 anni di attesa (in lavorazione per Star di Disney+).

Tornando al tema dell’ironia originale, Mai dire mai (la locura) si prende gioco, invece che delle fiction, del sistema musica dal palco più classico che lo rappresenta, ma soprattutto passa per essere la canzone più politica del Festival, parlando dell’oggi, del mondo dello spettacolo inteso come quello degli stadi e dei teatri, insomma c’è la pandemia che aleggia. 

Non si potrebbe pensare a niente di più à la Boris, e niente di più in perfetto stile Willie Peyote, personaggio che unisce nella sua produzione cantautorato e rap. 

Per sviluppare la sua critica, intinta nella penna dell’ironia, Willie fa riferimento a questa ormai famosissima locura, parola di origine spagnola – deriva da loco – ma che in italiano non esiste: è andato a pescarla in un famoso monologo di Boris recitato dall’attore Valerio Aprea in cui uno degli sceneggiatori (interpretato appunto da Aprea) spiega al regista René che bisogna mettere un
po’ di follia, di locura, nella serie che devono girare, specificando che “Se l’acchiappi hai vinto”. E dice anche: “Questa è l’Italia del futuro, un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”, frase che Willie usa puntualmente in apertura della sua canzone prendendola paro paro. 

È una frase che sembra fatta apposta per i nostri giorni e che pare messa lì come un memento (non dimentichiamoci di cosa c’è fuori di qui, sembra ricordarci); la parola locura, tra l’altro, non compare mai nel testo: è solo nel titolo.

Spiega Willie Peyote: «Spero che la mia canzone non dia fastidio a nessuno, che nessuno la prenda sul personale perché è ironica. È il tentativo di prendere in giro noi stessi e il modo con cui usufruiamo della cultura in generale. Affronto Sanremo con il mio lato più leggero, prendiamoci tutti meno sul serio». Come Boris insegna. 

La serie tv, come dicevamo, si era fermata alla terza stagione ma la quarta è in programma, per la gioia dei fan e di Willie stesso: «Sono molto curioso di vedere come declineranno la poetica di Boris nella realtà di oggi. Il mondo è totalmente cambiato rispetto a quello che c’era quando hanno girato l’ultima stagione, si parla del 2010. Sono molto contento, da fan, che la serie torni: l’avrò guardata cento volte solo nel periodo del lockdown. Mi manca proprio qualcosa di nuovo».

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