LA FERRAGNI SFIDA STARBUCKS

Scandalo, signori: c’è un posto a Milano che vende un caffé freddo in una bella tazza di vetro con i marshmallow rosa, e lo fa pagare sei euro. No, non è Starbucks (anche se le polemiche sono le stesse) ma è il temporary bar aperto da Chiara Ferragni a Milano in collaborazione con Nespresso. Location più che instagrammabile – ça va sans dire – listino prezzi allineato a qualsiasi caffé chic del centro (1,50 euro l’espresso in tazzina) e inaugurazione di tutto rispetto, con Chiara in un abito leopardato di Dior. Allora, da dove nasce lo scandalo? Chiara Ferragni non è nuova a questo genere di polemiche, dall’acqua Evian alle tutine da bambina lanciate con precisione svizzera alla nascita della figlia Vittoria. Ma stavolta ha toccato un monumento nazionale, il caffé, quello che sappiamo fare solo noi nel mondo (e la mamma lo fa pure meglio del bar). Che ci sia qualcuno disposto a pagare 6 euro per una bevanda fredda non è una notizia (il Frappuccino di Starbucks costa 4,50 euro) come che ci sia qualcun altro pronto a criticarlo. Il punto interessante della vicenda è: perché siamo disposti a spendere sei euro per un caffé che porta il nome di un’influencer?
Breve riassunto delle puntati precedenti: Chiara Ferragni non è solo la mamma di Leo e Vittoria, come si definisce sui social. È un’imprenditrice, anzi, è una bravissima imprenditrice che ha saputo costruire un impero attraverso una continua e intelligente narrazione di sé. La moda è stata il suo trampolino di lancio, la sua vocazione e la sua principale attività, ma non è il motivo principale per cui la gente segue Chiara Ferragni. Le persone vogliono vederla a casa con la sua famiglia, quando si alza la mattina, cosa indossa, cosa beve, dove va con le sue amiche, perfino come allatta. Per questo il suo nome ha il tocco di Re Mida, ma con un effetto collaterale: tutto ciò che tocca si trasforma in oro, ma con un vasto seguito di polemiche. Nel 2018 firmò un’edizione limitata della Evian, la acqua di lusso in bottiglia, che creò grande scandalo (otto euro per un’acqua minerale?). Alla nascita della figlia Vittoria, in molti la accusarono di aver “sfruttato” l’immagine della figlia neonata per lanciare una linea di tutine. Stavolta però ha sfiorato il vilipendio alla bandiera: ha osato sfidare il caffé, uno dei pilastri dell’identità nazionale, già minacciato dall’invasione barbarica dei bibitoni americani, come mostra il già citato caso Starbucks.

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