PERCHÉ A TRENTO I CONTAGIATI SI SONO AZZERATI IN POCHI GIORNI

Da provincia tra le più colpite a livello nazionale a territorio quasi senza più nuovi contagi. In pochi giorni. Secondo le cifre comunicate alla Protezione civile, che le elabora a livello nazionale, la provincia autonoma di Trento è passata da un rapporto contagi/tamponi superiore al 4 per cento il 28 aprile scorso allo 0,14% dell’11 maggio. Un calo improvviso, di quasi trenta volte, del numero relativo di casi giornalieri, che l’hanno fatta passare – secondo gli ultimi dati – da uno dei territori più problematici d’Italia a uno dei meno colpiti dal virus. Un miglioramento così veloce che ha sollevato molte perplessità e ha portato a ipotizzare un difetto di comunicazione dei dati, in una provincia con un’incidenza dei casi diagnosticati di 918 su 100mila abitanti, più della Lombardia (788) o del Piemonte (648).
Quali sono le cause di un calo così repentino? La testata online Ildolomiti.it ha rilevato le prime incongruenze. “Trento dal 4 maggio inserisce nella casella che si chiama ‘incremento di casi totali’ della Protezione civile – si legge sul sito della testata – non l”incremento dei casi totali’ ma l’incremento dei ‘nuovi casi con sintomi insorti negli ultimi 5 giorni’. E così se i ‘casi totali’ del 3 maggio (il giorno prima del cambio di conteggio) segnati alla Protezione civile erano 66 il 7 maggio i nostri ‘casi totali’ comunicati sono diventati 6(nonostante i ‘casi totali’ veri fossero 55). Tutto ciò mentre gli altri territori continuano a inserire dati perfettamente in linea tra il prima e il dopo il 4 maggio. E così siamo piombati, all’improvviso, nella classifica dei territori a contagio zero (mentre fino a due settimane fa eravamo tra i quattro territori più in difficoltà)”.
Tutto deriva, secondo l’ex rettore dell’Università degli studi di Trento, Davide Bassi, da un errore di interpretazione di una circolare del ministero della Salute sulla raccolta dei dati del 30 aprile scorso. Lo ha spiegato nel suo blog: da inizio maggio sul sito della Protezione civile cominciano ad apparire “i casi dei positivi al tampone che abbiano manifestato sintomi non più di 5 giorni prima della somministrazione del tampone. Magicamente – scrive il professore – spariscono molti dei nuovi positivi comunicati a Trento perché asintomatici o con sintomi manifestati sei o più giorni prima del tampone. Il Trentino che qualche giorno prima era stato classificato come uno dei posti dove l’epidemia procedeva ancora con maggior forza, improvvisamente si allinea tra le regioni a più bassa densità di nuovi contagi”. Come è possibile? “Il Ministero della Salute, da me interpellato, dichiara che vanno comunicati tutti i nuovi casi- sostiene Bassi – e che il criterio dei cinque giorni è dovuto a una interpretazione sbagliata di altre norme. Comunque almeno fino a ieri è stato applicato”. A sostegno della sua tesi, l’ex rettore pubblica sul suo blog la pronta risposta del ministero della Salute, a cui aveva richiesto un parere. Si tratta “per quanto riguarda il criterio dei 5 giorni di un evidente fraintendimento dei contenuti dei seguenti documenti pubblicati in data 30 aprile”, spiega la Direzione generale della prevenzione sanitaria”, citando un decreto e una circolare.
In altre parole, i dati dei nuovi contagi del Trentino che vengono segnalati sul sito della protezione civile nazionale non sono quelli di tutti i nuovi contagiati ma solo dei contagiati che hanno manifestato i sintomi non più di cinque giorni prima. Ma, rileva Bassi, “è ovvio che vanno segnalati tutti i contagi. E che ci sia un problema di analisi dei dati in Trentino, come in altri posti, è evidente – aggiunge – anche perché fra due o tre settimane si arriverà al paradosso che il numero dei guariti supererà quello dei malati. E questo è solo un esempio di una bolgia nella raccolta e informazione dei dati”.
Più in generale, spiega il professore, che è fisico, “I dati di un’epidemia sono spesso sottostimato. E riflettono solo parzialmente lo stato dalla situazione. Questo è anche comprensibile, perché raccoglierli, soprattutto durante la fase acuta di un’epidemia, è sempre difficile. I dati lombardi, per esempio, dove i decessi Covid sono molti di più di quelli dichiarati, sono fuori da ogni logica. Il problema però diventa molto delicato in questa fase di fine epidemia e di tentativo di controllo, in un momento in cui non è ancora debellata. E’ necessario quindi – aggiunge – avere un controllo molto accurato di quello che succede e capirlo nel minore tempo possibile. Ecco perché avere dati omogenei controllati e sicuri è la condizione sine qua non. Se così non è rischiamo di far saltare la fase di controllo 2, 3 e successive. Purtroppo non abbiamo il sistema informativo di cui dispone la Regione Veneto, che è abbastanza robusto”.
Anche il presidente dell’Ordine dei medici di Trento Marco Ioppi, ha mostrato sorpresa per il drastico e improvviso calo dei contagiati. “Ce lo stiamo chiedendo anche noi. Proprio ieri abbiamo fatto un Consiglio dell’ordine, ed è emerso il proposito di chiedere all’azienda e all’assessorato il motivo di questo cambiamento, che ci diano una spiegazione altrimenti corriamo il rischio di fornire solo delle illazioni” perché “i dati devono dare fiducia per la fase di riavvio: non vogliamo che si vada a pensare che siano dati che vengano manipolati ad arte per dare l’idea di una regione virtuosa: sarebbe un sotterfugio che verrebbe scoperto anche in fretta. Non vogliamo pensare a questo – ha ripetuto. Penso che persone responsabili come quelle che governano la sanità del Trentino,siano incappate in una incomprensione, che il ministero ha chiamato ‘fraintendimento’, nell’interpretare file di dati che erano stati richiesti dal ministero”. Anche per Ioppi l’importante è che “i dati vengano raccolti, da parte di tutti, con lo stesso criterio, perché solo così si può fare un confronto per capire. Soprattutto ora che andiamo incontro a una fase di riavvio è fondamentale capire se ci possiamo permettere di ripartire e avere ritorno alla normalità in sicurezza”.
In questi giorni la giunta provinciale di Trento ha sempre risposto di essere stata “trasparente nella comunicazione dei dati