Post Malone: il nuovo disco sarà “suonato” come non mai
La decisione di farsi affiancare da una band in tour fa capire la direzione del progetto

Da sempre Post Malone si è mosso tra diversi generi, un artista fortissimo tecnicamente, eclettico e difficile da incasellare in uno stile preciso, capace di spaziare dal rap al pop fino al cantautorato e al country. “Stoney”, il suo album di debutto del 2015, diventa nel tempo un grandissimo successo, al punto che nel 2018 supera “Thriller” di Michael Jackson per numero di settimane di permanenza nei primi dieci posti (ma non al numero uno dove resta saldamente in testa il re del pop) della Top r&b/hip-hop albums, la classifica stilata da Billboard America. Nel 2018 esce “Beerbongs & Bentleys”, un album chiave per la sua carriera, che contiene il singolo “rockstar”, che ridefinisce un suono nel mondo hip hop e lo fa conoscere a livello internazionale. Nel 2019 arriva “Hollywood’s Bleeding”, un disco riuscito a metà in cui Posty sperimenta ancora, come dimostra l’ottimo singolo dalla tinte rock “Take what you want” con Ozzy Osbourne e Travis Scott, e la hit “Circles”. Fa seguito nel 2022 “Twelve Carat Toothache”, un disco per larga parte oscuro e sofferto, figlio della pandemia, pieno di canzoni struggenti e allo stesso tempo lucenti, a cominciare da “Reputation”.
Il 28 luglio è attesa la sua nuova fatica “Austin”, il titolo fa riferimento al suo nome di battesimo. Un disco in cui la voce di Syracuse vuole tornare all’essenzialità e alla forza delle canzoni proprio come la scelta di chiamare il progetto semplicemente così. Non sembrano esserci feat, nella cover compare lui a bordo piscina come se fosse uno scatto rubato, e i tre singoli di lancio sono tutti diversi fra loro: “Chemical” è un brano scatenato e apparentemente scanzonato, in realtà parla di dipendenze, “Mourning” è più malinconico e più vicino al sound urban, mentre “Overdrive” è una canzone che parte da un impianto acustico in cui l’artista rivendica una voglia di normalità. Eclettismo puro, che fa intendere come il nuovo progetto sia in equilibrio tra più suoni e stati d’animo.
Che “Austin” possa rappresentare un punto nevralgico nella storia di Post Malone lo si capisce dalla decisione di andare in tour per presentarlo affiancato da una band. È la sua prima vera tournée con un gruppo di musicisti, fino a oggi ha sempre avuto solo il dj con le sequenze nei suoi show e solo su determinate canzoni imbracciava la chitarra, che poi distruggeva versandoci la birra sopra al momento di “rockstar”. “Lui ha un background di musica suonata e si sente anche nel suo songwriting. Tante canzoni ne beneficiano, fra queste in particolare ci sono ‘Over now’, che originariamente aveva la batteria suonata da Tommy Lee, e ‘Take what you want’. Tutti i pezzi del nuovo album sono più suonati, sono più organici e vanno verso quella direzione”, ci ha raccontato Jacopo Volpe, batterista italiano che è entrato nella formazione. Un orgoglio tutto nostrano.
Questa scelta di avere al fianco una formazione, coincide anche con la struttura del disco, evidentemente più strumentale. “Appena siamo arrivati alle prove con la band, i due direttori ci hanno spiegato che cosa volesse e le sue idee musicali. Lui non vuole ‘turnisti con la maglietta nera’ che stanno un passo indietro, ma una vera band capace di affiancare un frontman. E così è: c’è tanto confronto musicale con lui, mi incita a prendere spazio negli outro più pestati e spinge a dare il massimo. Non ha paura di perdere centralità, lascia campo – ha continuato Volpe – il primo giorno di prove ha ascoltato buona parte della scaletta eseguita da noi, lui non cantava. Poi ha attaccato la chitarra e abbiamo fatto tre ore e mezza di jam session. Amore totale per la musica e grande rispetto per l’individualità, questo è Post Malone”. (Rockol.it)