ECONOMIA: VATICANO

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Il Vaticano lancia una nuova politica d’investimento finanziario, a partire dal prossimo settembre. La Segreteria per l’Economia spiega che “intende far sì che gli investimenti siano mirati a contribuire a un mondo più giusto e sostenibile; tutelino il valore reale del patrimonio netto della Santa Sede; siano allineati con gli insegnamenti della Chiesa Cattolica, con specifiche esclusioni di investimenti finanziari che ne contraddicano i principi fondamentali”, “siano finalizzati ad attività finanziarie di natura produttiva, escludendo quelle di natura speculativa”. La nuova linea guida, che è stata approvata nella forma di sperimentazione per cinque anni con un periodo di moratoria per l’adeguamento, prevede che gli strumenti in cui investire “siano finalizzati ad attività finanziarie di natura produttiva, escludendo quelle di natura speculativa, e soprattutto siano guidati dal principio che la scelta di investire in un luogo piuttosto che in un altro, in un settore produttivo piuttosto che in un altro, è sempre una scelta morale e culturale”. I dicasteri devono girare all’Apsa i loro pacchetti di titoli depositati presso lo Ior, per non dire dei capitali collocati in imprese esterne. Addio ad iniziative solitarie, dopo che la Santa Sede si è trovata a dover rivendere o il palazzo nel centro di Londra di Sloane Avenue, acquistato con le vecchie modalità e finito al centro di un caso molto discusso che alla fine ha creato un buco da 114 milioni e lasciato importanti dimissioni. La politica di investimenti della Sante Sede fissa alcuni ambiti nei quali si vietano gli interventi vaticani in campo finanziario. Il Comitato per gli Investimenti, ad esempio, “deve fornire una lista dei Paesi da evitare in relazione agli investimenti”, sulla base anche di informazioni dell’Asif (Autorità di Sorveglianza e Informazione finanziaria). Poi sono escluse “operazioni finanziarie tipiche di strategie speculative”, “investimenti che si basano sul calo dei prezzi delle attività finanziarie o sul fallimento di terzi” (vietato lo ‘short selling’), sono proibiti gli investimenti “attraverso veicoli finanziari non soggetti all’adeguato controllo dei regolatori ufficiali”, quindi “le transazioni in mercati e prodotti finanziari alternativi, privi di adeguata liquidità”.

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