Elio delle Storie Tese: ‘Un investigatore mi disse: ‘Sanremo ‘96 l’avete vinto voi, ma non si può dire’ 

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Il leader della band milanese pubblica un libro sul baseball e rivela un retroscena sulla prima volta all’Ariston del gruppo con ‘La terra dei cachi’: ‘Non volevamo andare al Festival, ma…’. E sullo status del gruppo: ‘Non ci siamo mai sciolti’

Stefano Belisari, meglio noto come Elio, il leader della band Elio e le Storie Tese, ha concesso una lunga intervista al Candida Morvillo per il Corriere della Sera in occasione della presentazione di “Lo chiamavano Maesutori”, libro nel quale il cantante e polistrumentista meneghino racconta le vicende di Alessandro Maestri, suo coautore e unico italiano ad aver militato nel campionato giapponese di baseball.

Tra i tanti aneddoti raccontati dall’artista – come, ad esempio, il suo (non) incontro con il compagno di classe di suo padre Enzo Jannacci: “Mi visitò nell’ospedale dove mi operarono di appendicite, quando avevo 12 anni, ma dormivo” – hanno trovato spazio anche importanti rivelazioni relative alla carriera musicale della formazione che guida dal 1980. Tra le più rilevanti, c’è senz’altro quella che riguarda lo status della band, che più volte ha annunciato lo scioglimento ma – nonostante tutto – risulta ancora attiva:

“Non ci siamo sciolti, ci vediamo sempre, la differenza è che non facciamo più live o dischi, fino a nuovo ordine. (…) Non volevamo che il gruppo diventasse un lavoro impiegatizio in cui devi creare solo perché bisogna campare. Poi, chiaro: l’arte si lega anche al guadagno. Anzi, ci terrei se mi facesse ricordare che, in questo Paese, moltissimi campano di cultura, che è anche tv, musica, cinema, comicità. Ci tengo perché non ho mai digerito quel ministro [Giulio Tremonti, nel 2010 ministro dell’economia del quarto governo guidato da Silvio Berlusconi tra il 2008 e il 2011] che disse ‘di cultura non si mangia’”

La rivelazione più clamorosa, tuttavia, riguarda la prima partecipazione degli Elio e le Storie Tese al Festival di Sanremo, nel 1996. La canzone portata in gara dal gruppo, “La terra dei cachi”, si piazzò seconda nella classifica finale, alle spalle della vincitrice “Vorrei incontrarti tra cent’anni”, cantata da Ron e Tosca.

La vittoria della voce di “E’ l’Italia che va” fu anticipata, qualche ore prima della conclusione della serata finale, da Striscia la Notizia: il successo riscosso da “La terra dei cachi” e voci riguardo una manomissione della classifica finale a favore di Ron e Tosca porto la Procura di Milano ad aprire un’indagine, che però non giunsero a una conclusione definitiva. Elio, che fu sentito dagli inquirenti insieme ad altri colleghi in gara all’epoca – tra gli altri, Giorgia, Ivana Spagna e Michelle Zarrillo – nell’intervista ha dichiarato:

“C’era stata un’indagine sulla classifica. Ci interrogarono e un investigatore mi confidò: avete vinto voi, ma non si può dire. Dopo anni, vedo Giorgia e mi fa: l’hanno detto anche a me”

“La terra dei cachi” “vinse” il Sanremo delle classifiche di vendita, piazzandosi al primo posto nelle chart italiane a diverse lunghezze da “Vorrei incontrarti tra cent’anni”, il cui picco non superò mai la settima posizione. A proposito dell’avventura sanremese, Elio ha raccontato:

“Noi non volevamo andarci, non c’entravamo col festival, ma le pressioni erano tante, Pippo Baudo, i discografici… Ci siamo detti: andiamoci come in gita e facciamo una porcheria, come piace a noi. Nella testa di noi pazzi, quella era l’imitazione fatta male di una canzone impegnata, che però tanto impegnata non può essere, trattandosi del festival delle canzonette. Scriviamo una marcetta, per noi il peggio possibile, e un elenco pedante di luoghi comuni sull’Italia, con giochi di parole davvero stupidi. Però la prima sera, dopo l’intro su ‘parcheggi abusivi… villette abusive’, quando parte ‘Italia sì Italia no’, le signore in prima fila iniziano a battere il tempo e io penso: ahia, qualcosa è andato storto”

Un altro passaggio importante nella carriera degli Elio e le Storie Tese riguarda la partecipazione al Concertone del Primo Maggio del 1991, quando lo stesso frontman  sciorinò sul palco un elenco di nomi di politici in odore di corruzione, mettendo in imbarazzo la regia della RAI che “staccò” su un’intervista a Ricky Gianco nel backstage:

“I colleghi già vivevano quel palco come una promozione del disco, noi pensavamo che andasse fatto altro. Alla prova generale, davanti al funzionario che vigilava, facemmo una canzone normale, ma in diretta, attaccammo un rap coi nomi dei politici indagati dalle commissioni parlamentari d’inchiesta e, guarda caso, archiviati. Ci oscurarono mentre i tecnici ci trascinavano via dal palco”

(Rockol.it)

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