I Coldplay sostengono le proteste in Iran: l’omaggio con “Baraye”
Chris Martin e soci, campioni di solidarietà, omaggiano le donne che protestano per Masha Amini

I Coldplay abbracciano la protesta delle donne iraniane contro il regime, scoppiate in seguito all’uccisione della giovane Masha Amini, la 22enne ragazza arrestata a Teheran dall’unità speciale di polizia che vigila sul rispetto del rigido codice di abbigliamento imposto alle donne, obbligate a portare il velo.
E lo fanno a modo loro, suonando in concerto una canzone in farsi, “Baraye”, scritta e cantata dal cantante pop iraniano Shervin Hajipour e ispirata dalle proteste, il cui successo – in appena 48 ore il brano ha raggiunto 40 milioni di visualizzazioni – aveva portato all’arresto dello stesso Hajipour, poi rilasciato su cauzione. “Baraye” è una delle canzoni dell’ideale colonna sonora del movimento nato in seguito alla morte di Masha Amini, che ha fatto sua anche “Another love” di Tom Odell, contribuendo al clamoroso exploit sulle piattaforme di streaming della canzone del cantautore britannico a distanza di quasi dieci anni dalla sua pubblicazione.
Da sempre paladini della solidarietà – nel 2003 decisero di devolvere il 10% dei guadagni dell’album “A rush of blood to the head” a favore di iniziative per aiutare i paesi del Terzo mondo, nel 2016 scelsero di girare il video di “A head full of dreams” a Città Del Messico nel bel mezzo dei discorsi di Trump relativi alla costruzione di un muro per rendere difficile la vita dei migranti dall’America latina agli Usa – Chris Martin e soci hanno ripreso “Baraye” in occasione di uno dei concerti tenuti sul palco dell’Estadio Mas Monumental Antonio Vespucio Liberti a Buenos Aires, Argentina, durante il “Music of the spheres World tour” che l’anno prossimo porterà la band britannica anche in Italia.
I Coldplay si sono esibiti insieme all’artista Golshifteh Farahani, riprendendo il brano dal video che ha spopolato sui social in cui Hajipour canta “per le lacrime ormai inutili che piangono, per le immagini che non vivranno mai più, per gli studenti e il loro futuro”.