Neal Schon ha passato il lockdown a comprare chitarre, ben 150

Il chitarrista dei Journey in una intervista ha raccontato della sua collezione

Il chitarrista dei Journey Neal Schon, unico membro originario della band formatasi a San Francisco nel 1973, ha rivelato di avere acquistato 150 chitarre durante il periodo dellla pandemia, dando così una decisa sferzata per espandere la collezione del suo strumento prediletto.

Il 68enne musicista statunitense prima di procedere con questi nuovi acquisti contava già una collezione di 650 chitarre prima di iniziare i suoi acquisti. Un numero che in precedenza però era stato ridotto.

Parlando con la rivista People Neal Schon ha raccontato: “Ho continuato a comprare, comprare, comprare, comprare ed è diventato come un hobby. Era come essere agganciato a qualcosa, come giocare d’azzardo, io non gioco d’azzardo. Questa è diventata la cosa che mi piaceva fare durante la pandemia, oltre a scrivere nuovo materiale. (…) Erano molte ed erano anche molti soldi.”

Alla moglie, Michaele, non importava che lui stesse accumulando un nuovo set di chitarre, ma ha ammesso che era “felice di vederle andare al magazzino”. Nessuno dei suoi acquisti ha però sostituito nel suo cuore la preferita di sempre: una Les Paul del 1956 che lei gli regalò per il suo 65esimo compleanno nel 2019.

Di quella chitarra speciale Neal ha commentato: “È la chitarra più antica che possiedo e suona in modo incredibile”. Chiestogli se con quella chitarra avesse scritto una canzone sulla moglie, lui ha così risposto: “Non è un requisito, ma è inevitabile che dovrà accadere. Ho già scritto per lei altre canzoni, ma non possedevo ancora quella chitarra quando le ho scritte”.

Tra gli altri temi, Schon ha inoltre spiegato perché ha chiuso il suo account Instagram, dicendo che ha agito in questo modo per rispondere ai continui attacchi di “impostori e hacker”. Ha detto: “Ci sono davvero tante truffe. Quando avevo l’account ogni giorno zittivo dei bugiardi, mi sono semplicemente stancato. Alla fine della giornata guardavo il telefono e mi dicevo, ‘Quante ore ho passato qui cercando di ripulire le cose?’”.

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