SALVINI “GOVERNO SORDO E PIAZZE SEMPRE PIÙ IN FERMENTO”

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Matteo Salvini, siete davvero pronti a collaborare con il governo? «Mah, la prima proposta di collaborazione è del marzo scorso —risponde il segretario della Lega — . Abbiamo detto: coinvolgeteci, consultateci prima di decidere. Mai sentito nessuno».

Possibile? «Sì, l’unica volta che ci hanno convocato a Palazzo Chigi è stato ad aprile per parlare di cassa integrazione. Proponemmo di adottare un modello unico (oggi ci sono 25 modalità diverse). Stiamo ancora aspettando la risposta».

Giorgia Meloni ha detto: accordo a tempo, poi si va alle elezioni. È d’accordo?«È da febbraio che dico che siamo pronti a dare il nostro apporto. Può essere pure un incontro settimanale, anche riservato. Ma penso che abbia ragione Marcucci: questo governo non è all’altezza».

Voi chiedete di essere ascoltati ma attaccate governo e ministri su tutto.«Non sopporto la gente che prende in giro. Dicono che ascoltano ma non fanno nulla. Basti dire che su 213 decreti attuativi che dovevano licenziare ne hanno fatti solo 53. E cosa dovrei fare: stare zitto? No, critico e suggerisco».

Potrebbe provare con una moratoria: per una settimana niente critiche. Magari scatta l’invito a Palazzo Chigi. «Se fanno cose utili sto zitto anche un mese. Ma se nel Decreto ristoro si dimenticano di 100 mila artigiani come posso chiudermi la bocca?».

Davvero il governo non ne ha azzeccata mai una? «Nella prima fase dell’emergenza si navigava a vista e quindi erano comprensibili ritardi e approssimazioni. Era la prima volta. A fine ottobre non ci sono più alibi».

Forse, in cuor suo, si augura che il governo affondi. «No, preferisco competere e vincere con le mie idee in un Paese vivo, sano e ricco».

Sul lockdown negli ultimi giorni ha assunto una posizione ondivaga. «Se i medici me lo impongono, li ascolto. Ma non è quello che mi auguro e non è quello che voglio. E poi c’è un’alternativa…».

Quale? «Curare i malati a casa per evitare l’affollamento degli ospedali».

Non è un po’ tardi, ormai? «Noi battiamo su questo tasto da maggio, è la nostra principale critica al governo. Guardi cosa sta succedendo per le terapie intensive. Il bando scade il 2 novembre, ma vi pare possibile?».

È contrario anche a chiusure parziali? «La chiusura di città e Regioni deve essere l’ultimissima carta da giocare. Ma qui, detto che sono contrario, il problema non è la singola decisione. È il metodo».

A cosa si riferisce? «Macron e Merkel hanno preso provvedimenti anche più duri, ma non sono andati in tv quattro volte la settimana e soprattutto hanno seguito una linea di condotta coerente. Noi ogni tre giorni cambiamo idea».

Ma loro hanno chiuso completamente bar e ristoranti. Se lo facesse Conte lei lo contesterebbe duramente. «Ma no, se c’è un progetto chiaro, basato su dati scientifici chiari e attendibili si potrebbe fare. Ma ricordiamo che la Francia per i bar ha messo a disposizione il triplo delle risorse. Comunque, di questo mi sarebbe piaciuto parlarne con il ministro dell’Economia. Come di altri argomenti con quello dei Trasporti o dell’Istruzione».

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